Spesso con la dottoressa Rosalba Russo, chirurgo e medico estetico, nelle nostre dirette abbiamo parlato di fili di trazione. La dottoressa è una delle massime esperte a livello internazionale in questa tecnica di medicina estetica. E’ stata una delle prime, nel panorama nazionale ad utilizzarli e ha quindi un’esperienza vastissima.
Con lei, vista la diffidenza che c’è su questa metodica, rispetto alla quale molte di voi riferiscono risultati insoddisfacenti (anche io sono tra quelle che non sempre si è trovata bene con i fili di trazione), abbiamo deciso di lanciare un contest e preferito scegliere una di voi che presentasse l’indicazione adeguata e che ci raccontasse come valutava l’effetto del trattamento dal momento che personalmente avevo già riportato la mia esperienza in altri articoli e con differenti tipologie di fili. L’obiettivo è quello di far comprendere:
- vantaggi e i limiti dei fili di trazione
- quanto incida sul risultato
- la corretta selezione del paziente (sempre vero in qualunque trattamento),
- la tipologia del filo di trazione,
- la tecnica di inserimento.
La dottoressa si è detta d’accordo nel pianificare il contest. Abbiamo quindi iniziato la selezione della paziente. E tra le numerose foto che ci avete inviato la dottoressa ha deciso che Barbara fosse la candidata ideale. E poi capirete perchè. Su di lei la dottoressa ha deciso di utilizzare i fili di trazione Princess Anchor
Ma prima di raccontarvi l’esperienza di Barbara, vediamo di capire cosa sono i fili di trazione a cosa servono ed in particolare quali sono le caratteristiche dei fili di trazione Princess Anchor
Cosa sono e a cosa servono i fili di trazione
I fili di trazione bioriassorbibili servono per riallineare e riposizionare i tessuti ptosici contrastando il cedimento dei tessuti che avviene con il processo di invecchiamento.
Con l’invecchiamento e lo scivolamento dei tessuti verso il basso il viso perde i propri contorni e tende a diventare una V rovesciata
In realtà l’utilizzo dei fili per la trazione per il riposizionamento dei tessuti del viso risale a molti anni fa, ma i primi esperimenti effettuati con fili non riassorbibili (in oro), non dettero risultati ottimali. Infatti proprio per come erano concepiti venivano inseriti troppo superficialmente. Questo comportava che l’effetto lifting durasse per un periodo troppo breve. Inoltre erano parzialmente visibili e tendevano a spostarsi dal punto di inserimento.
Si è quindi cercato, negli anni di studiare e sperimentare diverse tipologie di fili che derivano da fonti sintetiche e che sono RIASSORBIBILI (NON PERMANENTI)
Quali sono i materiali con cui possono essere realizzati i fili di trazione riassorbibili
I diversi tipi di fili di trazione, tutti riassorbibili, possono essere realizzati in:
- acido polilattico e acido glioclico,
- acido polilattico Caprolactone e acido ilauronico con spine bidirezionali (APTOS, Definesse). Garantiscono un potente effetto biostimolante. Permettono, attraverso la presenza del caprolactone, materiale anch’esso totalmente biocompatibile e riassorbibile, un rilascio molto graduale e costante dell’acido polilattico per un lungo periodo di tempo, 360 giorni circa,
- il PDO-polidiossanone
Si tratta di materiali che esercitano tutti un’azione biorivitalizzante.
Come scegliere i fili di trazione
La scelta tra i diversi tipi di fili dipende dal:
- risultato che si vuole ottenere,
- dalla zona del viso in cui devono essere inseriti,
- dal tipo di pelle,
- dal livello di lassità.
In sintesi, ogni tipologia di filo esercita un un determinato effetto e selezionare il filo adatto per un paziente è fondamentale per ottenere il risultato desiderato.
L’importanza della selezione del paziente
Per un buon risultato è importante la selezione del paziente, come sempre sostiene la dottoressa Rosalba Russo.
I candidati ideali per l’applicazione dei fili di trazione sono i soggetti con segni iniziali di ptosi dei tessuti del volto e che necessitano di una trazione minima.
Di solito si tratta di donne o uomini tra i 35 e i 50 anni. I fili sono indicati per i pazienti che hanno iniziato ad osservare sul proprio viso un leggero cedimento dei tessuti con:
- perdita di definizione della mandibola,
- un appesantimento nella zona del jawl con presenza di bargiglio e rughe della marionetta.
Sono da escludere in linea di massima i pazienti:
- con eccessiva lassità,
- obesi,
- con pelle eccessivamente sottile e con tessuto adiposo poco rappresentato.
I fili di trazione Princess
I fili di trazione PRINCESS distribuiti dalla CROMA utilizzati per il trattamento di Barbara sono fili:
- riassorbibili,
- realizzati in PDO (Polidiossanone),
- con cannula.
Si tratta di fili che rispondono a tutti i parametri stabiliti per le suture chirurgiche da parte della United States Pharmacopeia (USP)
Quali caratteristiche presenta il polidiossanone (PDO)
Il PDO- polidiossanone è un materiale bio-sintetico, biocompatibile, biologicamente inerte che viene completamente riassorbito nell’arco di 180-210 giorni. E’ utilizzato sia in chirurgia generale che in chirurgia cardiovascolare da oltre 30 anni .
Presenta varie caratteristiche:
- un’elevata resistenza alla trazione,
- un eccellente flessibilità,
- ottima scorrevolezza nei tessuti,
- è biologicamente inerte.
Inoltre la degradazione del filo in PDO avviene per idrolisi. Ossia si degrada per reazione chimica e viene completamente eliminato dall’organismo sotto forma di acqua e CO2 dopo un certo tempo.

Si tratta quindi di un materiale:
- assolutamente sicuro,
- completamente riassorbibile,
- non provoca allergie
I fili di trazione in PDO Princess: barb 4 D e Anchor
I fili di trazione in PDO Princess, tutti con cannula, possono essere di varie tipologie:
- barb 4D ,
- anchor, anchor plus.

Le spine lungo il filo, aprendosi come un ombrello creano una struttura di supporto che solleva il tessuto ptosico, fungono da ingranaggi che aggangiano e trazionano verso l’alto la pelle rilassata.
Qual è il meccanismo d’azione dei fili di trazione in PDO
I fili di trazione in PDO hanno un’azione :
- biostimolante grazie:
- all’effetto del materiale di cui i fili sono composti che, una volta nei tessuti, via via che si riassorbono, provocano una controllata reazione tissutale da corpo estraneo e consentono un aumento della proliferazione del collagene e della stimolazione dei fibroblasti nel sito di impianto,
- alle lesioni meccaniche minime dovute al traumatismo che l’ago o cannula provoca laddove il filo viene inserito. La cute lesa inizia il suo classico processo di riparazione che porta alla formazione di nuovo collagene oltre a stimolare e aumentare il metabolismo e il flusso sanguigno nell’area trattata.

- di “impalcatura” aiutando a “sostenere” la pelle contro gli effetti della gravità,

- di riposizionamento, trazionamento e sollevamento dei tessuti ptosici creando un effetto lifting immediato. Più il filo è forte e maggiore sarà l’effetto di fissaggio e di riposizionamento del tessuto.

