Prevenire l’invecchiamento e massimizzare la qualità della pelle con il peeling B-Twin System: la mia esperienza

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L’ultima volta che sono stata  dalla dottoressa Michela Zazzaron per eseguire il trattamento con i fillers che ho descritto nell’articolo L’armonizzazione del volto: il trattamento della regione malare e mandibolare con i fillers. La mia esperienza , la dottoressa mi proposto di provare un peeling molto innovativo, il B-twin system, che mi avrebbe consentito un  immediato miglioramento della texture cutanea e della  luminosità della pelle.

Si tratta di un prodotto che già conoscevo, ma che non ero ancora riuscita a provare. Sapevo che era stato sperimentato e presentato dalla dottoressa stessa al congresso SIME 2020. Tanto è vero che ne avevamo parlato insieme  durante una diretta della scorsa primavera in cui avevo capito le potenzialità e le varie caratteristiche. Si trattava quindi di una buona occasione per potervi fornire la mia versione dei fatti su un prodotto nuovo e che mi aveva incuriosito fin da subito, in quanto prometteva  ottimi risultati senza tempi di recupero.

Ma prima di raccontarvi la mia esperienza con il B-Twin System e di capire cosa contiene e a cosa serve  questo prodotto, è utile un rapido ripasso per capire cosa è un peeling.

Cosa s’intende per peeling 

Il peeling chimico, è un trattamento che, attraverso l’applicazione di una sostanza chimica sulla pelle, stimola la sua esfoliazione ( to peel in inglese  significa sbucciare) ed il  suo  conseguente ricambio.

A cosa serve un peeling

Un peeling serve a:

  • stimolare la rigenerazione cellulare rimuovendo ed esfoliando le cellule morte della pelle, provocando una vera e propria accelerazione del ricambio cellulare (turnover) che avviene già naturalmente nel derma,
  • eliminare le cellule della pelle danneggiate e degenerate, che vengono sostituite da cellule epidermiche normali,
  • produrre un’infiammazione che attiva la produzione di collagene ed elastina (rivitalizzazione e ringiovanimento del derma con formazione di collagene autologo).

Le varie tipologie di peeling

Le differenti tipologie di peeling chimici si dividono  in base alla loro profondità d’azione (capacità penetrante)  e si distinguono in:

  • molto superficiali,
  • superficiali,
  • medi
  • profondi.

La profondità d’azione del peeling dipende da vari fattori:

  • il tipo di agente chimico (acido glicolico, mandelico, piruvico, cogico, salicilico, lattico, tricloracetico)  utilizzato che può essere differente (acido glicolico, mandelico, piruvico, cogico, salicilico, lattico, tricloracetico ecc) a seconda dell’inestetismo da trattare,
  • la concentrazione della sostanza utilizzata ,
  • l’area cutanea su cui viene applicato,
  • il tempo di posa,
  • la modalità di esecuzione,
  • il risultato che si vuole ottenere .

Ormai i peeling profondi non si effettuano quasi più. Erano molto dolorosi e comportavano tempi di recupero molto lunghi con rischi di infezioni e cicatrici. Sono stati soppiantati dalla tecnologia  laser, più efficace e sicura.

I peeling e l’effetto “Frost”

Quando si eseguono peeling medio-profondi si determina spesso un effetto “frost”, che si manifesta  con una patina bianca, simile alla brina, (da qui il termine “frost” che in inglese significa appunto brina) sulla pelle, che può essere più o meno intenso ed è indice della buona riuscita del trattamento. Infatti in questo modo ogni area che non sia stata adeguatamente trattata ed esfoliata viene facilmente individuata e si può ritrattare. Questo dà la garanzia di un effetto uniforme. Più il “frost” è bianco e compatto più il peeling è profondo.

Di fatto con il” frost” si ha  una “bruciatura”  localizzata e controllata, che in alcuni casi può avere come conseguenza la formazione di una crosta od ispessimento cutaneo di colore più scuro (la pelle nei giorni seguenti al trattamento appare come incartapecorita) in funzione della risposta cutanea alla sostanza chimica applicata.

Il “frost” si può formare in tempi brevissimi dopo l’applicazione del peeling ed è estremamente utile per il medico che deve valutare la risposta soggettiva del paziente e la “profondità” del trattamento.

L’importanza della fase di neutralizzazione  

È bene sapere che in molti tipi di peeling e’ prevista   una fase molto delicata detta di neutralizzazione (alcuni si auto-neutralizzano).  Ossia l’acido  deve essere reso inefficace, neutralizzato, con una soluzione tampone, dopo un determinato intervallo di tempo seguente alla sua applicazione. Questo comporta che lo stesso prodotto, a parità di concentrazione, possa dare oltre che risultati diversi anche reazioni avverse differenti, in funzione di quanto tempo il medico lo ha lasciato in posa prima attuare la neutralizzazione. Quindi diventa fondamentale che l’operatore sappia interpretare bene  le reazioni dalla pelle e sappia individuare il momento ottimale in cui neutralizzare il peeling.

I Peeling composti e combinati

Attualmente in medicina estetica, piuttosto che utilizzare un’ unica sostanza, si  preferisce utilizzare peeling ritenuti più efficaci che sfruttano l’azione sinergica di diverse sostanze e  si dividono in:

  • peelings composti   in cui vengono associate più sostanze nello stesso prodotto,
  • peelings combinati,  in cui differenti prodotti vengono applicati in sequenze successive.
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