Tempo fa, in ospedale a Pisa, dove ero per caso per una visita medica, ho conosciuto un chirurgo, il dottor Lorenzo Calì Casi (www.lorenzocalicassi.com/) specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva che mi ha confessato di conoscere Faceboost.
Vi si era imbattuto per caso, facendo una ricerca su internet, si era incuriosito, ed aveva iniziato ad approfondire. L’articolo che l’aveva colpito di più era stato quello dedicato alla rinoplastica (L’intervento di rinoplastica: la mia esperienza) in cui raccontavo la mia esperienza con questo tipo di intervento eseguito in giovane età. L’aveva colpito, non tanto l’articolo in sé, ma il fatto che avessi menzionato il chirurgo che mi aveva operata il dottor Alessandro Massei, che, guarda caso ,era stato suo maestro e con il quale aveva operato a lungo.
Il dottor Lorenzo Calì Cassi
Abbiamo quindi iniziato a parlare del suo lavoro e del mio. Io l’ho letteralmente sommerso di domande. Soprattutto mi interessava capire quali fossero i suoi campi di maggiore interesse ed attività. La chirurgia plastica è infatti vastissima ed è chiaro che ogni medico alla fine si specializza in determinati tipi di interventi che sono quelli che esegue in numero maggiore, o perchè sono quelli che ama di più effettuare o perchè sono quelli gli vengono più richiesti. E, in entrambe i casi, proprio in quelli, diventa più esperto e acquisisce maggiore manualità.
Il dottor Cassi mi ha rivelato che gli interventi che esegue con maggiore soddisfazione sono quelli relativi alla chirurgia della mano e della mammella, oltre alla rinosettoplastica.
Tra tutti quelli da lui citati, quello che mi interessava approfondire, era l’intervento di mastopessi (lifting del seno). Per due motivi. Si tratta di un intervento a proposito del quale molte donne della mia età, che si trovano a fare i conti con la discesa del seno causata dalla diminuzione dello spessore e dell’elasticità della pelle tipica del processo di invecchiamento, spesso mi chiedono informazioni, sia perchè è un intervento che, per gli stessi motivi delle mie cotanee, vorrei personalmente eseguire.
Ecco che, vista l’esperienza, la serietà e professionalità del dottor Calì Cassi in questo campo, ho deciso di intervistarlo.
Dottor Calì Cassi, iniziamo con l’intervista. Cosa s’intende per Mastopessi?
Nel linguaggio medico il suffisso -pessi- [dal gr. πῆξις «unione, fissazione», der. del tema di πήγνυμι «connettere, fissare»] si utilizza per indicare che un determinato organo viene “riposizionato” nel suo sito naturale.
Per mastopessi si intende il rimodellamento e il riposizionamento della mammella, che ha perso la la sua forma naturale ed il suo aspetto giovanile per vari fattori combinati tra loro tra cui:
- il naturale processo d’invecchiamento e la forza di gravità,
- le gravidanze e il conseguente eventuale allattamento,
- cambi di peso corporeo.
Qual è l’indicazione per la mastopessi?
L’indicazione principale per la mastopessi è la ptosi mammaria. Nel caso di grandi dimagrimenti o molto più frequentemente dopo l’allattamento si ha una grossa perdita di volume adipo-ghiandolare (il “contenuto” del seno) non proporzionale alla riduzione cutanea, questa crea delle mammelle svuotate e cadenti (ptosiche) che danno un grave disagio alla paziente sia dal punto di vista funzionale che estetico.
E’ da sottolineare che con tale intervento è inoltre possibile:
- ridurre il diametro delle areole mammarie,
- correggere eventuali asimmetrie tra i seni (non sempre completamente) , conseguenti alla maggiore caduta di una mammella rispetto all’altra.
Spesso si fa confusione tra mastopessi e mastoplastica. Potrebbe spiegare quali sono le differenze?
Mastoplastica è un termine generico che indica un rimodellamento della mammella e può essere:
- riduttiva, in caso di seni molto grandi e ptosici,
- additiva, in caso le mammella non siano di volume adeguato e soddisfacente per il fisico della paziente.
A questi due, si aggiunge la mastopessi di cui ho appena dato la definzione.
Si tratta quindi di tre tipi di interventi diversi da valutare insieme al chirurgo, in modo tale da consentire alla paziente di poter raggiungere il risultato desiderato.
Quindi la mastopessi non prevede obbligatoriamente l’inserimento della protesi?
La mastopessi semplice consiste solo nel rimodellamento della ghiandola.
Molto spesso però, ad una ptosi mammaria, si associa una marcata ipotrofia della mammella, ovvero la mammella si presenta cadente e fortemente svuotata della sua componente adipo-ghiandolare. In questi casi, oltre a riposizionare alla giusta altezza il NAC e simmetrizzare le due mammelle, è opportuno inserire anche le protesi mammarie che permettono di ottenere un seno che oltre alla corretta altezza abbia anche un volume adeguato.
Schema indicativo dei possibili interventi di chirurgia della mammella possibili, in relazione a differenti problematiche (Fonte: Sicpre)
Come una paziente deve prepararsi ad un intervento di mastopessi?
Prima dell’intervento di mastopessi è necessario:
- eseguire gli esami ematici preoperatori,
- eseguire un’ecografia e/o una mammografia necessari per escludere problematiche particolari,
- smettere di fumare almeno un mese prima dell’intervento,
- evitare l’assunzione di medicinali contenenti acido acetilsalisilico
- evitare l’assunzione di anticoagulanti orali. L’eventuale proseguimento delle terapie deve essere concordata con il medico curante.
Come avviene l’intervento di mastopessi? Lo spostamento del complesso “areola capezzolo” si rende sempre indispensabile?
La mastopessi comporta:
- l’asportazione della pelle in eccesso,
- il rimodellamento della ghiandola,
- il riposizionamento del complesso area-capezzolo (NAC).
Fonte: “Medicina online”
Diciamo che nella mastopessi lo spostamento del complesso areola-capezzola (NAC) è l’aspetto principale dell’intervento.
Nel caso di mammelle ptosiche (cadenti) il NAC viene a trovarsi in basso rispetto al suo sito naturale ovvero si trova sotto il solco inframammario.
Esistono vari metodi per determinare quale dovrebbe essere la giusta altezza del NAC.
Si possono effettuare delle misurazioni:
- standard, dalla clavicola o dal giugulo,
- in proporzione al braccio, lungo il fianco della paziente.
Personalmente preferisco calcolarne l’altezza osservando:
- le proporzioni corporee di ogni singola paziente,
- la forma della mammella, ritenendo fondamentale, come parametro di riferimento per calcolare la corretta e naturale altezza del NAC la posizione del solco inframammario.
A parità di altezza della paziente e di volume delle mammelle la forma di queste può cambiare notevolmente, diventa quindi fondamentale trovare un parametro personalizzato per stabilire le giuste proporzioni in ogni caso.