Molte volte vi ho raccontato che il mio Faceboost. mi ha permesso di mettermi in contatto con il mondo.
E voi che siete le mie lettrici (non me ne vogliano i miei lettori uomini che sono parecchi, ma in minoranza rispetto alle ragazze) siete fantastiche, preparate, ironiche, curiose e molto appassionate. Con alcune di voi ci siamo conosciute personalmente e ho intessuto veri rapporti di amicizia, con altre ho una corrispondenza quasi quotidiana.
E come ho già avuto modo di osservare, siete voi, spesso, la mia fonte d’ispirazione. Siete voi , con le vostre domande o richieste, a farmi capire quali sono gli argomenti che interessano di più o a scoprire alcune novità di cui poter parlare. Può capitare infatti che, in questo mare magnum di informazioni che escono quotidianamente, a volte qualcosa possa sfuggirmi, sebbene cerchi di rimanere sempre aggiornata attraverso la lettura di siti e riviste on-line del settore e la partecipazione ad eventi e congressi.
Ma per fortuna ci siete voi, così attente e sollecite ad inviarmi le varie novità.
E’ questo il caso di uno studio appena pubblicato che esamina gli effetti di una crema contenente Rapamicina, una sostanza di cui avevo già parlato nell’articolo La rapamicina: l’antibiotico che rallenta il processo d’invecchiamento che sembrerebbe in grado di rallentare l’invecchiamento cutaneo. Infatti alcune di voi, che mi leggono con molta attenzione, si sono ricordate di ciò che avevo scritto un pò di tempo fa e, più o meno nello stesso giorno, tre di voi mi hanno segnalato l’articolo che a me era passato inosservato.
Prima di capire cosa è emerso dallo studio in questione vediamo di ricordare cosa è la Rapamicina
Cosa è la Rapamicina
Si tratta di una sostanza prodotta da un batterio (Streptomycs hygroscopicus) scoperto nel 1969 in alcuni campioni di terreno sull’isola di Pasqua. E’ un antibiotico di origine naturale, conosciuto anche col nome di sirolimus (nome commerciale Rapamune) , dotato di un forte potere immunosoppressore e approvato nel 1999 dall’FDA.
Quali sono le patologie in cui viene impiegata la Rapamicina
Attualmente la Rapamicina, ad alte dosi, viene impiegata,
- nei trapianti d’organo, per prevenirne il rigetto,
- come antitumorale,
- per il trattamento della linfangioleiomiomatosi, una rara malattia polmonare
Come agisce la Rapamicina
La Rapamicina agisce su una specifica proteina, mTOR, (acronimo di mammalian target of rapamycin, bersaglio della rapamicina nei mammiferi), profondamente implicata nella regolazione, crescita, proliferazione, motilità e sopravvivenza delle cellule, inibendola e prolungando di fatto la durata della vita.
Le sperimentazioni sulla Rapamicina
Per ora questa molecola, somministrata a basse dosi, si è dimostrata capace nell’allungare la vita di vermi e topolini da laboratorio di circa il 25% senza effetti collaterali.
Somministrata nei topi più anziani, la rapamicina, ha infatti dimostrato di migliorare le loro condizioni cardiache e di ritardare l’insorgenza di alcune malattie.
Già a settembre 2012 su Stem Cell Reviews and Reports fu pubblicato un articolo mTOR inhibition prevents epithelial stem cell senescence and protects from radiation-induced mucositis. relativo ad uno studio nel quale era emerso che la somministrazione per due settimane di rapamicina su animali di laboratorio , esercitava un effetto positivo sulle cellule staminali prevenendone la senescenza ed indirizzandole in una direzione opposta a quella normalmente osservata in un organismo invecchiato.
Successivamente, a gennaio 2015, uno studio della Novartis di Siena e Boston, condotto insieme alla Stanford University in California e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine “mTOR inhibition improves immune function in the elderly.” indicava la rapamicina come una sostanza capace di spegnere un ”interruttore molecolare” (chiamato mTor) in grado di rallentare l’invecchiamento e ringiovanire il sistema immunitario nell’anziano.
I ricercatori avevano dimostrato che gli anziani che avevano ricevuto una dose sperimentale di rapamicina:
- sviluppavano il 20 per cento di anticorpi in più contro l’influenza in seguito al vaccino,
- avevano un sistema immunitario che appariva ringiovanito, ed in particolare presentava un minor numero di cellule che di norma ostacolano il buon funzionamento delle difese immunitarie.

Gli studi condotti fino ad oggi sono stati così promettenti che due biogerentologi dell’università di Washington a Seattle, Matt Kaeberlein e Daniel Promislow, hanno iniziato una sperimentazione su 40 cani (www.dogagingproject.com), mammiferi più complessi di un topolino e, per alcuni aspetti, molto più simili all’uomo, coinvolgendo anche i loro padroni. Sono stati selezionati cani con età dai sei anni in su (corrispondenti più o meno ai nostri 50 anni) e che, come gli esseri umani, presentano articolazioni rigide, pelo brizzolato e colesterolo un po’ alto’.
I ricercatori sostengono che, mentre se somministrata ad alte dosi la rapamicina può avere effetti collaterali negativi, quali la riduzione delle difese immunitarie e la guarigione ritardata della ferite, a basse dosi, tali effetti sono completamente assenti o molto rari.
Lo studio sulla crema alla Rapamicina
Ma non è tutto e la Rapamicina continua a far parlare di sè.
A Dicembre 2019 su GeroScience è stato pubblicato uno studio Topical rapamycin reduces markers of senescence and aging in human skin: an exploratory, prospective, randomized trial. capitanato da Christian Sell del Drexel University, College of Medicine di Philadelphia, che ha visto anche la partecipazione dell’italiano Antonello Lorenzini, del Department of Biomedical and Neuromotor Sciences dell’Università di Bologna, in cui gli autori hanno cercato di stabilire l’efficacia topica della Rapamicina
Nell studio sono stati arruolati 36 soggetti tutti di età superiore ai 40 anni , di cui
- 17 hanno completato lo studio
- solo 13 (10 donne e 3 uomini) hanno acconsentito di sottoporsi a prelievi del sangue e autopsia.
Ai partecipanti è stato chiesto di applicare per otto mesi:
- una crema a base di rapamicina (10μM) sul dorso di una mano 1/2 volte al giorno
- una crema placebo sull’altra .
A distanza di due-quattro-sei-otto mesi i ricercatori hanno esaminato la cute dei volontari effettuando un esame del sangue e una biopsia.
Alla fine degli otto mesi, i ricercatori hanno riscontrato sulla cute delle mani trattate con la rapamicina:
- un aumento delle proteine di collagene VII (contenuto nel tessuto interstiziale ed associato al collagene di tipo I, giovanile) e
- livelli più bassi della proteina p16, un indicatore chiave dell’invecchiamento delle cellule della pelle.
Le immagini delle biopsie cutanee mostrano come l’applicazione di Rapamicina aumenta il collagene VII nella membrana basale della pelle. Immagini tratte da “Topical rapamycin reduces markers of senescence and aging in human skin: an exploratory, prospective, randomized trial”
La proteina p16, infatti, aumenta quando:
- compaiono le rughe e la pelle assume un aspetto senescente,
- la cute diventa fragile ed atrofica.
Le immagini delle biopsie cutanee mostrano cosa accade alla pelle delle mani dopo essere stata trattata con una formulazione di rapamicina 10 μM o placebo per 8 mesi; 0,5 cc di formulazione è stato applicato quotidianamente. Immagini tratta da “Topical rapamycin reduces markers of senescence and aging in human skin: an exploratory, prospective, randomized trial”.
La rapamicina quindi, bloccando il suo bersaglio biologico (mTOR), la proteina che coma abbiamo visto partecipa al metabolismo, alla crescita e all’invecchiamento delle cellule umane, migliora la condizione della cute che alla fine dello studio è risultata più
- luminosa,
- elastica,
- sana.
Le mani di due volontarie, prima e dopo l’applicazione della crema alla Rapamicina. Immagine tratta da “Topical rapamycin reduces markers of senescence and aging in human skin: an exploratory, prospective, randomized trial”.
Durante questo studio, i ricercatori hanno confermato che il trattamento non ha avuto effetti collaterali e che la Rapamicina non è stata assorbita nel flusso sanguigno dei partecipanti.
Gli autori concludono che i risultati necessitano di ulteriori indagini per verificare se il trattamento topico con rapamicina possa fornire benefici simili in individui più anziani.
Esistono due brevetti in corso su questa tecnologia, entrambi concessi in licenza a Boinca Therapeutics LLC., di cui gli autori della ricerca sono azionisti.
Attendiamo fiduciosi gli ulteriori sviluppi …
Una curiosità
Già a febbraio 2018 la professoressa Ilaria Bellantuono, MD, PhD all’Università di Sheffield (Gran Bretagna), aveva pubblicato su Nature un articolo “Find drugs that delay many diseases of old age.” che poneva l’accento sull’importanza di accelerare l’arrivo sul mercato di tutti quei farmaci capaci di rallentare il processo di invecchiamento che sarebbero in grado di metterci in una condizione di perenna giovinezza o, comunque, di posticipato invecchiamento riducendo l’insorgenza delle malattie legate all’età, come avviene nei giovani.
Nell’articolo la ricercatrice sosteneva che, ad oggi, le molecole più promettenti per contrastare il processo degenerativo legato all’invecchiamento e le malattie che ne conseguono sono:
- la Rapamicina,
- le sostanze in grado di spazzare via le cellule senescenti (come ad esempio un peptide chiamato Proxofim che riconosce le cellule invecchiate e selettivamente le distrugge art. L’elisir di lungavita che spazza via le cellule senescenti),
- la Metformina, (art. La Metformina: il farmaco per il diabete che allunga la vita)