Uno dei problemi maggiori che noi pazienti ci troviamo ad affrontare a seguito di un intervento chirurgico di qualunque tipo esso sia, ma in special modo quando si tratta di un intervento di natura estetica, sono le cicatrici che da tale intervento esiteranno.
D’altra parte qualsiasi danno che coinvolga il derma e la giunzione dermo-epidermica comporta inevitabilmente la comparsa di cicatrici. E in qualunque intervento di tipo estetico, in particolar modo quelli che riguardano il viso, la posizione della cicatrice ed il conseguente suo esito sono di fondamentale importanza per determinare il buon risultato dell’intervento.
Dal punto di vista medico le cicatrici possono distinguersi in relazione al processo di cicatrizzazione avvenuto che può:
- essere normale e cioè produrre un esito cicatrizzale congruo con la ferita stessa,
- produrre una eccessiva riparazione (cicatrice ipertrofica),
- produrre una riparazione carente (cicatrice atrofica)
- comportare una sovrapproduzione di collagene nel corso della guarigione patologica di una ferita. La cicatrice in questo caso va oltre i confini della ferita da cui origina per motivi ancora oscuri ma che, in gran parte, dipendono dalla predisposizione individuale (cicatrici cheloidee)
Da cosa dipende un buon esito cicatriziale
E’ chiaro, lo sappiamo, un buon esito cicatriziale dipende , oltre che dalla capacità del chirurgo di posizionare la cicatrice in modo corretto e strategico il quale deve essere in grado di eseguire “un ricamo” più che una sutura (non a caso si tratta di medici specializzati in chirurgia PLASTICA e ricostruttiva), anche da altri fattori quali:
- l’utilizzo di suture adeguate: attualmente ne esistono di sottilissime,
- dalla capacità di cicatrizzazione del paziente. E’ noto che i fototipi chiari cicatrizzano meglio di quelli scuri,
- dalla gestione della cicatrice nel post operatorio. Il che significa applicare le creme consigliate e proteggersi dal sole sempre, anche in inverno.
Va inoltre ricordato che la stessa giovane età può essere un fattore negativo. Più la pelle è elastica, infatti, più è reattiva a traumi e ferite. Si innesca, quindi, un processo di riparazione che, a volte, diventa eccessivo: i fibroblasti del derma sono stimolati a produrre più fibre di collagene ed elastina per formare il tessuto di guarigione. E ciò può causare una cicatrice “esuberante” come, appunto, quelle ipertrofiche o cheloidee».
Uno studio dice che…..
E a proposito di cicatrici, uno studio austriaco recente, pubblicato ad Aprile 2109 su Lasers in Surgery and Medicine, Effects of Preoperative Extracorporeal Shockwave Therapy on Scar Formation-A Pilot Study on 24 Subjects Undergoing Abdominoplasty Surgery. (Russe E., et al.) se pur condotto su un esiguo numero di pazienti (24), ha concluso che, trattando i pazienti prima dell’intervento chirurgico con la terapia extracorporea ad onde d’urto (ESWT), è possibile minimizzare gli esiti cicatriziali e i sintomi postoperatori.
Le onde d’urto (vedi art Le onde d’urto contro cellulite e lassità cutanea) sono, in molti casi, una valida opzione terapeutica per la cura di varie patologie, anche in fase acuta, avendo proprietà
- antinfiammatorie,
- antidolorifiche
- anti-edemigene
Il macchinario per onde d’urto (Storz Medical)
Inoltre studi precedenti (vedi sotto) erano già giunti alla conclusione che le onde acustiche (AWT) e le onde d’urto extracorporee (ESWT) senza nessuna tossicità correlata al trattamento, sono in grado di stimolare la riparazione tissutale e sono efficaci nell’ambito della rigenerazione cutanea, avendo vari effetti benefici:
- accelerano la guarigione delle ferite acute e croniche dei tessuti molli e delle ustioni a spessore parziale profondo
- riducono il dolore cicatriziale nei pazienti ustionati dopo il recupero della ferita,
- aiutano nella guarigione delle piaghe, delle ulcere croniche (piede diabetico e piaghe da decubito) e ferite difficili .
Dagli studi emerge che le onde acustiche emettono vibrazioni che si propagano nel corpo sotto forma di impulsi pressori i quali generano una forza meccanica che può essere indirizzata nelle varie zone del corpo da trattare. A livello microscopico, la stimolazione con le onde d’urto provoca una stimolazione profonda sui tessuti e sulle cellule, le quali reagiscono producendo sostanze ad azione antinfiammatoria e fattori di crescita, i quali stimolano la rigenerazione dei tessuti stessi.
Nello studio i ricercatori austriaci hanno valutato l’uso della terapia preoperatoria non focalizzata a bassa energia con onde d’urto extracorporee attraverso studio pilota prospettico e controllato su 24 pazienti che dovevano essere sottoposti ad addominoplastica .
Nello studio però i pazienti sono stati trattati in via preventiva, casualmente, il giorno prima dell’intervento, con onde d’urto (una sola applicazione) su una metà della zona da sottoporre ad intervento, e con placebo sull’altra metà.
A 6 e a 12 settimane dall’intervento i ricercatori hanno valutato, utilizzando 19 parametri (compresi scala di Vancouver e osservazionali), come era avvenuta la riparazione tissutale e che sviluppo avevano avuto le cicatrici conseguenti.
Dalle valutazioni è emerso che, la zona trattata con la terapia extracorporea con onde d’urto prima dell’intervento chirurgico, rispetto alla parte trattata con placebo, mostrava esiti cicatriziali migliori soprattutto dal punto di vista,
- dello spessore della cicatrice,
- della valutazione ed impressione “visiva”.
L’autrice dello studio, Elisabeth Russel, MD, ha concluso che la terapia extracorporea con onde d’urto presumibilmente riduce la formazione delle cicatrici e i sintomi postoperatori dopo l’intervento chirurgico. Sono peraltro necessari ulteriori studi per confermarne l’efficacia.
Auspico che questi ulteriori studi vengano eseguiti.
Credo sia importante cercare di prevenire per ridurre al minimo gli esiti cicatriziali derivanti da qualunque tipo di intervento chirurgico piuttosto che dovere ricorrere, successivamente all’intervento stesso , a lunghe ed estenuanti peregrinazioni per trattare e minimizzare tali esiti.
Tra l’altro la metodica oggetto di studio è semplice, non invasiva e di breve durata (richiede un un’unica seduta) che chiunque potrebbe già eseguirla in via precauzionale. Ora che devo sottopormi a protesi d’anca, un pensierino ce lo sto già facendo….
Vedremo gli sviluppi….
BIBLIOGRAFIA
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