Invertire l’età biologica si può. Uno studio dice che…..

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Ieri, girovagando su internet, mi sono imbattuta in uno studio  sulla longevità,  uscito di recente, talmente interessante che  ho deciso di abbandonare  l’articolo che stavo scrivendo, e che pubblicherò tra qualche giorno, per farvi partecipi di questa nuova scoperta.

Si tratta di uno studio clinico di piccole dimensioni, approvato dall’FDA, condotto presso lo Stanford Medical Center di Palo Alto, in California, dal quale emerge  la possibilità non solo di rallentare, ma addirittura di  invertire l’orologio epigenetico del corpo, che misura l’età biologica di una persona. Dove per età biologica s’intende l’età che una persona esprime in rapporto alla qualità biologica dei propri tessuti, organi e apparati, comparata a valori standard di riferimento, differente dall’età anagrafica, correlata alla personale data di nascita. 

L’orologio epigenetico, invece  si basa sull’epigenoma del corpo, costituito dal complesso delle modificazioni chimiche che marcano il DNA. Lo schema di questi marcatori cambia nel corso della vita e segna l’età biologica della persona, che può rimanere indietro o andare avanti rispetto all’età cronologica.

Lo studio condotto da Gregory M. Fahy, un criobiologo e biogerontologo, direttore scientifico e cofondatore della società Intervene Immune di Los Angeles pubblicato su Aging Cell a settembre 2019 ,  ha coinvolto per un anno, nove maschi bianchi, tra i 51 e i 65 anni, in buona salute i quali hanno assunto un cocktail di  farmaci mediante i quali hanno ottenuto:

  • una  riduzione in media  di 2,5 anni della propria età biologica, misurata analizzando i marcatori sul loro genoma,
  • un ringiovanimento del loro sistema immunitario.

L’aspetto più interessante dello studio  è la natura del cocktail a base di:

  • ormone della crescita : i  livelli di ormone della crescita (GH, Growth Hormone, ) diminuiscono con l’età. Dopo i 20 anni, la produzione del GH  cala del 14% ogni decennio, cosicché, la produzione del GH all’età di 60 anni, è ridotta della metà. Un deficit di GH può comportare:
    • assottigliamento della cute,
    • riduzione della massa muscolare e aumento della massa grassa, 
    • cattiva qualità del sonno, 
    • stanchezza,
    • problemi di concentrazione e di memoria,
    • ridotto interesse sessuale.
  • DEHA  prevalentemente utilizzato per stimolare la produzione di testosterone estrogeni e progesterone. Essendo il precursore degli ormoni steroidei possiede numerose funzioni tra le quali:
    • miglioramento della libido e della potenza sessuale, soprattutto nella donna,
    • aumento della forza e massa muscolare,
    • mantenimento del trofismo osseo,
    • regolazione del metabolismo dei grassi.
  • Metformina un farmaco ipoglicemizzante.

Nello specifico:

  • durante la prima settimana di sperimentazione, è stato somministrato solo ormone della crescita ricombinante (rhGH  Omnitrope Sandoz 0,015 mg / kg) per ottenere una risposta iniziale all’insulina, 
  • durante la seconda settimana, rhGH è stato combinato con 50 mg di DHEA per valutare la soppressione dell’insulina dal solo DHEA,
  • durante la terza settimana, le stesse dosi di rhGH e DHEA sono state combinate con 500 mg di metformina.

A partire dalla quarta settimana, tutte le dosi sono state personalizzate in base alle risposte particolari di ciascun volontario.

Tutti i volontari hanno inoltre  ricevuto e chiesto di assumere integratori di 3000 UI di vitamina D3 e 50 mg di zinco elementare al giorno.

Gli effetti collaterali derivante da tale somministrazione  sono stati lievi, tipici della somministrazione di rhGH e non hanno richiesto modifiche del dosaggio, tranne in due casi. Gli effetti collaterali includevano:

  • artralgie (2 casi),
  • ansia (1 caso),
  • sindrome del tunnel carpale (1 caso),
  • ritenzione di liquidi (1 caso),
  • ginecomastia lieve (1 caso),
  • indolenzimento muscolare (1 caso).

Un volontario è stato rimosso dalla sperimentazione dopo circa un mese a causa della bradicardia auto-segnalata e per tardiva ammissione di una forte storia familiare di cancro.

Lo studio denominato TRIIM (Thymus Regeneration, Immunorestoration and Insulin Mitigation) voleva verificare se l’ormone della crescita potesse essere usato in modo sicuro negli esseri umani per riparare i tessuti del timo, una ghiandola che si trova nel torace, tra i polmoni e lo sterno, fondamentale per il funzionamento del sistema immunitario. I globuli bianchi, infatti, sono prodotti dal midollo osseo e poi maturano nel timo, dove diventano linfociti T specializzati i quali  aiutano il corpo a combattere infezioni e cancro. Dopo la pubertà questa ghiandola inizia però a ridursi ed è sempre più ostruita da accumuli di grasso.

Dal momento che però l’utilizzo dell’ormone della crescita avrebbe potuto favorire l’insorgere del diabete,  i ricercatori hanno pensato di introdurre nel cocktail di medicinali usato nello studio,   il deidroepiandrosterone (DHEA) che in qualche modo agisce sul profilo lipidico  e la metformina.

Come parametri di riferimento per verificare i risultati  i ricercatori hanno utilizzato: 

  • campioni di sangue  raccolti durante il periodo di assunzione dei farmaci da cui è emerso che il numero dei globuli bianchi mostrava un ringiovanimento in ciascun partecipante,
  • la risonanza magnetica (MRI) per determinare la composizione del timo all’inizio e alla fine dello studio scoprendo  che, in sette partecipanti, il grasso accumulato era stato sostituito da tessuti riparati.

Per valutare l’età biologica di ciascun paziente, il dottor Fahy ha chiesto la collaborazione di Steve Horvath, genetista dell’Università della California a Los Angeles, il quale  ha sviluppato orologi epigenetici  accurati  e che è stato un pioniere della ricerca su questo argomento.

Horvath ha utilizzato  quattro orologi epigenetici diversi, riscontrando in tutti i test un’inversione significativa dell’età biologica per ciascun volontario. 

L’effetto del trattamento, inoltre, si è protratto nel tempo, come dimostrato dagli esami del sangue effettuati nei sei mesi successivi all’interruzione della somministrazione dei farmaci.

Fahy afferma che i tre medicinali che componevano il cocktail potrebbero  comunque contribuire ed agire in modo separato e singolarmente,   rallentando  l’invecchiamento biologico attraverso meccanismi unici. Sappiamo infatti che la metformina viene da tempo testata, come molecola antiaging, per il suo potenziale protettivo contro le malattie più comuni legate all’età, come il DEHA viene considerata la fonte dell’eterna giovinezza.

I risultati della ricerca aprono notevoli prospettive terapeutiche. Riparare i tessuti del timo potrebbe infatti  rivelarsi utile per curare soggetti, anziani e non, con un sistema immunitario, compromesso, debole o inattivo, ma anche nei soggetti affetti da varie forme di cancro e per contrastare  l’invecchiamento in generale.

I risultati dello studio, se pur  sorprendenti, hanno però necessità di  ulteriori conferme,  in quanto il campione di riferimento  utilizzato era di dimensioni ridotte e non comprendeva un gruppo di controllo.

Proprio per questi motivi la Intervene Immune sta preparando uno studio più ampio che comprenderà:

  • soggetti appartenenti a fasce d’età ed  etnie diverse,
  • donne.

Aspettiamo fiduciosi gli sviluppi di questa nuova sperimentazione su un campione più ampio di soggetti.

Ma, nel frattempo, mi porto avanti:  continuerò ad utilizzare  metformina e  DEHA, come già sto facendo da tempo,  a proposito delle quali la ricerca continua a confermare la  validità come molecole antiaging.

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