C’è chi va a letto presto e si alza all’alba vispo come un grillo e chi sta sveglio la notte e poi dormirebbe fino a mezzogiorno.
Si tratta di due categorie di soggetti:
- i gufi che faticano la mattina ad alzarsi, e di solito finiscono per fare le ore piccole, dato che la sera e la notte sono i momenti in cui si sentono più attivi e produttivi,
- le allodole che si svegliano all’alba e senza alcuna fatica si mettono in moto, salvo poi andare a letto con le galline.

La definizione “gufo” e “allodola“, oltre ad essere entrata a far par parte del linguaggio comune, viene anche utilizzata dalla scienza che si occupa di cronobiologia (branca della biologia che studia i ritmi circadiani ossia i ritmi biologici, caratteristici di ogni essere umano, che si ripetono con cadenza giornaliera all’interno delle 24 ore e come questi varino nelle diverse ore della giornata in base all’alternanza luce/buio), la quale ci dice, tra queste due abitudini estreme, quale sia più vantaggiosa per il nostro organismo.
L’orologio biologico circadiano
E’ noto a tutti che andare a letto presto e svegliarsi altrettanto presto sia salutare. Numerosi studi, anche in passato, hanno infatti dimostrato che far parte della categoria delle “allodole” espone a minori rischi di malattie quali depressione, insonnia e ipertensione ed altre patologie, rispetto a chi appartiene alla categoria dei “gufi“.
Ora una nuova ricerca pubblicata ad Aprile 2018 sulla rivista “Chronobiology International”, Associations between chronotype, morbidity and mortality in the UK Biobank cohort. , condotta da Kristen Knutson, professoressa associata di neurologia presso la Northwestern University, si spinge ancora più in là e valuta il tasso di mortalità dei soggetti appartenenti alle due categorie, concludendo che le persone abituate a svegliarsi presto si ammalano meno dei “tira tardi”.
La ricerca ha coinvolto 433.268 persone, fra i 38 e i 73 anni, e ne ha monitorato lo stato di salute per oltre 6 anni. Il campione è stato diviso in quattro sottogruppi a seconda di quanto ciascuno fosse tendenzialmente mattiniero o nottambulo:
- i “supermattinieri” (si svegliano prestissimo e vanno a letto con le galline),
- i “mezzi-mattinieri” (amano svegliarsi presto ma con abitudine meno estrema dei primi),
- i “mezzi-nottambuli“, che sono più produttivi durante le ore notturne
- i “super-nottambuli” che non sanno neppure cosa significhi “mattina”.
Al termine dello studio ricercatori hanno concluso che i “gufi“, rispetto alle “allodole” sono maggiormente soggetti a rischio di:
- morte per qualunque causa, nel 10% dei casi,
- ammalarsi di diabete, nel 30% dei casi,
- soffrire di disturbi psicologici di varia natura, nel 50% dei casi,
- soffrire di malattie respiratorie, nel 23% dei casi ,
- disturbi gastrointestinali, nel 22% dei casi.
Nonostante i ricercatori non siano riusciti ad individuare la ragione di questi risultati, concludono lo studio fornendo qualche consiglio ai nottambuli sul modo in cui dovrebbero cercare di resettare gradualmente il proprio orologio biologico, andando notte dopo notte a letto un pò prima, evitando l’utilizzo di smartphone e computer nelle ore serali. Sembra infatti sia di fondamentale importanza:
- prendere luce naturale fin dalle prime ore del giorno,
- evitare l’esposizione alla luce artificiale, specie di sera e di notte.
Ma abituarsi ad un cambiamento così radicale non è in realtà facile.
Sembra, infatti, che l’orologio biologico di ognuno di noi sia tarato su base genetica: insomma allodole si nasce e non si diventa.
Statisticamente la popolazione è cosi suddivisa:
- il 60% viene definito normale con un’alternanza sonno/veglia dalle 23 alle 7,
- il 30% è rappresentato dai “gufi” ,
- il restante 10% sono “allodole”.
Da ciò si evince che l’ideale sarebbe adeguare le proprie abitudini di vita al nostro orologio biologico. Ad esempio sarebbe opportuno fare un lavoro che rispetti il nostro cronotipo: un “gufo” dovrebbe fare un lavoro che inizia tardi la mattina e finisce tardi alla sera, un’”allodola” al contrario dovrebbe iniziare a lavorare presto e finire presto.
Facile a dirsi, difficile a realizzarsi. Magari si potesse scegliere ….
Vi racconto un episodio.
Mi ricordo di avere avuto un periodo della mia vita in cui dormivo poco e male. Andavo a letto tardi e mi svegliavo nel cuore della notte senza più riuscire a prender sonno. Alla fine, stremata dalla stanchezza, decisi di andare da una specialista del sonno. Mi chiese che tipo di vita conducessi. Le spiegai che la sera andavo a letto troppo tardi. “Mio marito, raccontai, rientra la sera dopo le 21. Lo aspetto, ceniamo insieme e, tra una cosa e l’altra, non riesco ad andare a letto prima di mezzanotte. Mi sveglio alle 4 o alle 5 e non riesco più ad addormentarmi. La mattina sono uno straccio. Sono più stanca di quando sono andata a dormire”.
La dottoressa mi chiese se io fossi tendenzialmente allodola. O gufo. Le spiegai che io ero sempre stata allodola, ma che la vita mi aveva portato ad un cambiamento di abitudini.
Sapete quale fu la sua soluzione? Mi disse: “Bene, ripristini le vecchie abitudini. Alle 19 deve cominciare a prepararsi per la notte. Struccarsi e mettere il pigiama. Poi alle 20 deve cenare con i suoi figli senza aspettare suo marito che cenerà da solo. Alle 21.30 deve essere già nel letto.” E mio marito? Obiettai. Risposta: “Lo aspetta, lo saluta e poi va a dormire. Lo vedrà nel fine settimana”.
Capisco che, forse (non ho la controprova perché non mai attuato quanto consigliato), sarebbe stata la migliore soluzione al mio problema. Ma probabilmente ne sarebbe sorto un’altro…..
Le ricerche scientifiche sono sempre molto interessanti ed indicative di quali dovrebbero essere i comportamenti più corretti per vivere più a lungo e soprattutto in buona salute, ma le soluzioni, talvolta, mi sembra siano difficili da realizzare e quanto mai utopistiche.
Credo che la cosa migliore sia sempre quella di farci guidare dal nostro buon senso cercando di trovare soluzioni adeguate, mai estreme.