Siamo proprio sicuri che eliminare completamente il sale dalla nostra dieta sia il metodo migliore per ridurre la ritenzione idrica e sia vantaggioso per la nostra salute?
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare la risposta è negativa.

Cominciamo dal problema della ritenzione idrica, a cui consegue l’odiato aspetto a buccia d’arancia della nostra pelle, problema che riguarda la maggior parte, se non tutte, le donne di origine cucasica.
Moltissime sono le volte in cui ci siamo sentite ripetere che il sale aggiunto agli alimenti potesse essere una delle cause fondamentali del nostro problema e che, eliminandolo completamente, avremmo fatto sparire o comunque ridotto di gran lunga la nostra maledetta cellulite.
Vediamo di capire se davvero si trattava di una soluzione efficace al nostro problema o invece di un inutile e dannoso tentativo di raggirare e alterare i perfetti meccanismi di equilibrio che il nostro organismo mette in atto quotidianamente.
Quando eliminiamo il sale emergono una serie di problematiche legate all’aspetto che noi definiamo “asciutto”.
Il sale contiene sodio ed in misura minore potassio sotto forma di ioduro di potassio. Quando il sale viene eliminato dalla dieta o ridotto in modo drastico, il risultato è un maggior rilascio di aldosterone, un ormone steroideo, prodotto dalle ghiandole surrenali, avente lo scopo di regolarizzare i livelli di sodio, di potassio ed il volume dei liquidi extracellulari.
Se i livelli di questo ormone si innalzano, l’organismo tende ad espellere più potassio e trattenere più acqua, con conseguente maggiore ritenzione idrica e gonfiore. In pratica, invece che migliorare il nostro inestetismo, non faremo altro che peggiorarlo.
Inoltre, la minore assunzione di sale, influenza negativamente anche la pompa sodio/potassio ossia il meccanismo utilizzato dal corpo per trasportare i nutrienti in tutte le cellule, e quindi anche nei muscoli, attraverso la membrana plasmatica. L’eliminazione del sale impedirebbe quindi:
- il trasporto adeguato di creatina e di amminoacidi nei muscoli,
- la sintesi del glicogeno meccanismo attraverso cui si ripristinano le riserve dello stesso glicogeno (un polimero del glucosio che funge da riserva energetica glucidica) nel fegato e nel muscolo e si verifica quando nell’organismo sono disponibili carboidrati assunti con l’alimentazione.
Riducendo il sale presente nei muscoli si riduce anche l’acqua presente in essi. Elemento questo che può portare a:
- mancanza di vascolarizzazione,
- muscoli piatti (catabolismo).
Il nostro organismo è una macchina perfetta; alterarne determinati meccanismi oltre ad essere inutile può essere talvolta addirittura dannoso.
Meglio ricercare le cause della nostra ritenzione idrica
- nella sedentarietà,
- in allenamenti errati che molto spesso causano infiammazione,
- nell’alimentazione, sicuramente da rivedere, ma nella sua totalità, senza concentrarsi solo su un aspetto, magari di secondaria o minima importanza.
E alla nostra salute in generale cosa accade se eliminiamo completamente il sale dalla dieta?
Assumere troppo sale, come si sa da tempo, può provocare malattie cardiovascolari e ictus. Ecco perchè in molti ne consigliano la riduzione drastica.
Nonostante ciò, alcuni studi, hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di sale può risultare significativamente dannosa per la salute, e che è sbagliato pensare che ridurre il sale in generale, e in assenza di un vero motivo che giustifichi tale decisione, possa apportare benefici.
È importante limitare le dosi, ma non è affatto necessario ridurlo ad ogni costo, se non se ne fa un consumo eccessivo e non si soffre di disturbi correlati che possono imporre di ridurne le quantità.
Uno studio, pubblicato su The New England Journal of Medicine nel 2014, Urinary sodium and potassium excretion, mortality, and cardiovascular events. condotto da Martin O’Donnell M, della McMaster University dell’Ontario insieme ai ricercatori del Population Health Research Institute e Hamilton Health Sciences su 100.000 persone di 17 paesi, valuta l’apporto di sodio correlato a malattie cardiache e ictus. I ricercatori concludono che è opportuno intervenire sui livelli di consumo consigliati, suggerendo una giusta via di mezzo, tra l’eliminazione totale ed il consumo eccessivo.
Secondo la ricerca internazionale, infatti, un basso apporto di sale non provoca una sensibile riduzione della pressione sanguigna rispetto al consumo moderato. Ha però altri effetti negativi, spiega Martin O’Donnell “tra cui l‘aumento di alcuni ormoni che sono associati con un aumento del rischio di morte e malattie cardiovascolari“.
Nel corso di un follow-up durato quasi 4 anni, infatti, un’assunzione di sodio eccessiva, pari a 7 grammi al giorno, è stata associata ad un +15% di probabilità che si verifichi un evento cardiovascolare grave o di morte, rispetto ai valori di riferimento di 4-6 grammi al giorno.
Tuttavia, un’assunzione troppo bassa, inferiore a 3 grammi, è associata ad un rischio del 27% maggiore di eventi cardiovascolari avversi, rispetto ai valori di riferimento.
Quindi, nel consumo di sodio, possono essere dannosi, sia l’eccesso che al contrario la sua completa eliminazione, mentre una moderata quantità, tra 3 e 6 grammi, è ottimale.
La buona notizia è che la maggior parte delle persone nel mondo già consumano una quantità in tale intervallo.
Salim Yusuf, direttore del Population Health Research Institute e coordinatore dello studio ha commentato” questi dati mettono in discussione il dogma stabilito e le indicazioni suggerite da sempre”, ricordando che, infatti, alcune linee guida raccomandano di ridurre il consumo di sale a 2/3 grammi giornalieri, che in realtà, oltre ad essere “troppo pochi” possono risultare anche pericolosi.
Quindi, come al solito, in medio stat virtus…