Da quando ho iniziato la mia avventura con Faceboost., leggendo e studiando, ho scoperto una distinzione tra i prodotti iniettabili, in particolare biorivitalizzanti/ biostimolanti e i loro effetti sulla produzione di collagene, che mi ha molto interessato e che ho deciso di approfondire.
Di fatto, la maggior parte dei trattamenti che noi effettuiamo, siano essi di tipo iniettivo o eseguiti con energy-device (laser o quant’altro), hanno lo scopo di stimolare la nostra pelle a produrre collagene, in modo tale da mantenerla giovane e compatta più a lungo possibile.
Infatti il collagene è il componente principale del tessuto connettivo e rappresenta la proteina maggiormente presente nel nostro organismo in grado di mantenere la pelle giovane.
Si ipotizza che l’invecchiamento della cute e la formazione delle rughe sia determinata dalla riduzione della capacità della nostra pelle a produrre propria questa proteina.
Ma quello che ho scoperto, e di cui nessuno mi aveva mai parlato prima, è che non tutti i trattamenti stimolano lo stesso tipo di collagene.
Nel nostro organismo sono stati identificati 28 tipi di collagene. I più importanti per la vitalità della pelle sono:
- il collagene di tipo I, fibrotico o cicatriziale, che costituisce la maggior parte del collagene presente nel nostro organismo (90%) e si trova, oltre che nei tendini e nelle ossa, soprattutto nella pelle, dove rappresenta il principale componente strutturale della matrice extracellulare del derma,
- il collagene di tipo III, reticolare o giovanile, presente nel derma e nelle pareti dei vasi sanguigni,
- il collagene di tipo IV, che assume una struttura a reticolo con funzione di sostegno e forma la membrana basale,
- il collagene di tipo VII fondamentale per ancorare le fibrille della membrana basale al tessuto cutaneo sottostante.
Questi tipi di collagene formano fibre che disponendosi parallelamente alla superficie cutanea le conferiscono forza e resistenza.
Con il passare degli anni lo spessore della matrice del derma, costituita per la maggior parte da collagene di tipo 1, fibrotico e, in proporzione minore, da collagene di tipo 3, reticolare o giovanile, tende a ridursi comportando un invecchiamento dei tessuti.
Il problema quindi in sostanza è quello di capire quale tipo di collagene determinati trattamenti o sostanze biostimolanti o biorivitalizzanti tendono a stimolare.
E’ necessario quindi distinguere tra quei prodotti che per la loro composizione sono in grado di stimolare la produzione di:
- collagene reticolare (quello “buono” giovanile di tipo 3) e di conseguenza migliorare le funzioni biologiche della cute attraverso una stimolazione non solo riparativa, ma soprattutto rigenerativa (rigenerazione dermica). In questo caso non si mira esclusivamente al miglioramento della pelle dal punto di vista estetico, ma alla sua rigenerazione, a cui poi in seconda battuta, seguirà anche un miglioramento estetico.
- collagene fibrotico, cicatriziale (di tipo 1). In questo caso si avrà solamente un effetto di tipo estetico e non rigenerativo.
Si tratta di una distinzione che io faccio sempre, ormai, quando scrivo un articolo e di una domanda che rivolgo anche agli esperti che vado ad intervistare. Ma poichè ho notato che non tutti i medici danno lo stessa importanza a questa distinzione, alcuni ritenendola irrilevante, mentre altri, all’opposto, considerandola fondamentale, arrivando a demonizzare tutti quei trattamenti che stimolano collagene fibrotico, ritenendolo assolutamente dannoso per la pelle, ho voluto vederci più chiaro.
Ho deciso quindi di intervistare la dottoressa Simona Varì, medico estetico, con studio ad Anagni e Napoli (www.medico-estetico.info )che molte di voi che mi seguono già conoscono.
Mi ero resa conto infatti, seguendo le sue dirette Facebook, che anche lei spesso sottolineava questa differenza e faceva riferimento a quale tipo di collagene certi tipi di sostanze e trattamenti tendessero a stimolare, se pur senza integralismi o esclusioni categoriche.
Sono stata quindi a trovarla ad Anagni per sapere dalla sua viva voce, non tanto quale fosse il prodotto biostimolante o biorivitalizzante migliore in assoluto (la dottoressa nelle sue diretta lo ribadisce sempre che non esiste un prodotto migliore o peggiore in assoluto, ma quello più indicato per una determinata problematica), ma per approfondire soprattutto quali fossero quei prodotti biostimolanti e/o biorivitalizzanti che, per la loro composizione inducono la produzione di collagene fibrotico di tipo 1, e quelli che stimolano invece la produzione collagene reticolare giovanile di tipo 3.
Ascoltate quindi questo video e sentite che cosa mi ha raccontato.
Riassumiamo:
Per quanto riguarda i termini biorivitalizzazione e biostimolazione, che noi generalmente utilizziamo indistintamente come sinonimi, sarebbe opportuno utilizzare:
- biorigenerazione o biostimolazione per definire tutta quella classe di trattamenti aventi lo scopo di migliorare le funzioni biologiche della cute attraverso una stimolazione non solo riparativa, ma soprattutto rigenerativa (rigenerazione dermica). In questo caso non si mira esclusivamente al miglioramento della pelle dal punto di vista estetico, ma alla sua rigenerazione, a cui poi in seconda battuta, seguirà anche un miglioramento estetico,
- bioristrutturazione o biorivitalizzazione per definire tutti quei trattamenti che consentono un risultato meramente estetico, ma non hanno scopo riparativo o rigenerante sulla cute.
Le molecole che stimolano collagene reticolare sono pochissime:
- PRP,
- acido ialuronico a basso peso molecolare (si è stimato che la grandezza dei frammenti di acido ialuronico in grado di indurre la formazione di collagene reticolare varia tra i 20 e i 38 monomeri).
Tra i trattamenti abbiamo a disposizione il microneedling, effettuato con aghi che non superino la lunghezza di 0,5mm. Nel needling classico invece, dove si utilizzano aghi con una lunghezza superiore agli 0,5mm, viene stimolata produzione di collagene fibrotico.
Tutte le altre molecole che abbiamo a disposizione, come del resto alcuni trattamenti come la radiofrequenza, stimolano collagene fibrotico.
Possiamo dire che in linea generale, tutte le sostanze che producono un fenomeno infiammatorio, comportano fibrosi perchè producono collagene cicatriziale.
Di fatto si tratta di molecole che riducono le capacità di sintesi dei fibroblasti, tendono ad impigrirli e non li stimolano a produrre collagene. Infatti la pelle, avendo a disposizione tutto ciò di cui necessita e che gli viene fornito dall’esterno (come dice la Dott. Varì nell’intervista “la pappa pronta”), non è più stimolata a produrre da sé gli elementi strutturali di cui ha bisogno.
Tra le sostanze che vengono utilizzate in medicina estetica, in particolare ho chiesto alla dottoressa Varì di fare chiarezza e cosa ne pensasse a proposito del:
- silicio organico esistono due scuole di pensiero: quella del prof Ceccarelli che considera questa molecola come stimolante della produzione di collagene fibrotico. Quella del prof. Varlaro che indica come questa molecola stimoli la produzione di collagene reticolare. Secondo la dottoressa Varì, una corretta cura della pelle non può prescindere dal silicio, l’unica molecola in grado di stimolare la produzione di acido ialuronico.
- collagene iniettabile è una molecola con il quale si ottengono ottimi risultati estetici. Non sappiamo ancora quale tipo di collagene essa stimoli se quello reticolare o cicatriziale. Gli studi sono ancora in corso.
- PDRN (polidesossiribonucleotide, Placentex) proposto come biostimolante stimola collagene fibrotico. I polinucleotidi (PDRN) sono frammenti di acidi nucleici. Gli acidi nucleici sono normalmente presenti allʼinterno delle cellule e fuoriescono in seguito al danneggiamento di queste. Se nell’ambiente extracellulare o nella cellula ci sono acidi nucleici, significa che una cellula si è distrutta o è stata danneggiata. Parte quindi uno stimolo che richiede la riparazione del danno cellulare e la riparazione di questo danno è uno stimolo fibrotico. Iniettando PDRN, il fibroblasto viene quindi stimolato verso unʼazione di tipo riparativo e produce collagene fibrotico a compenso del danno biologico che ha causato la fuoriuscita di materiale dal nucleo delle cellule,
- acido ialuronico macromolecolare impigrisce i fibroblasti e non stimola la produzione di collagene reticolare. Questo perchè, quando si utilizza acido ialuronico macromolecolare, il fibroblasta “crede” che le cellule siano già sufficientemente ricche di acido ialuronico e non parte lo stimolo a produrne in quantità ulteriori.
Facciamo attenzione: la fibrosi non è dannosa in assoluto. Innanzitutto dobbiamo pensare che il collagene fibrotico lo produciamo sempre anche in giovane età. Cosa si modifica nel tempo e con l’invecchiamento è la proporzione tra collagene reticolare e fibrotico. Il collagene fibrotico è piu rigido, meno elastico di quello reticolare e meno si adatta ai movimenti o alla modificazioni meccaniche della pelle. Tende a pesare di più del collagene reticolare e quindi, nel lungo periodo, a causa della forza di gravità, determina un maggiore cedimento dei tessuti. Quindi potremmo fare una distinzione di massima:
- in soggetti giovani, non solo anagraficamente ma anche biologicamente, e finchè è possibile, sarebbe meglio sfruttare le capacità rigenerative della pelle ancora esistenti e utilizzare prodotti e trattamenti che tendano a stimolare collagene reticolare,
- in soggetti con pelli mature ed ipotoniche, in cui si ha già una presenza notevole di collagene fibrotico e nei quali diventa praticamente impossibile riuscire a stimolare la produzione di quello reticolare, allora è d’obbligo utilizzare prodotti e trattamenti che stimolano il collagene fibrotico in modo tale da ottenere almeno un risultato estetico evidente.
Nelle donne anagraficamente giovani, è quindi sempre meglio di stimolare la capacità rigenerativa della pelle, utilizzando tutte quelle sostanze che inducono la produzione di collagene reticolare. Si consiglia poi sempre una buona skin-care domiciliare, utilizzando creme, fin dalla giovane età, e anche più in là negli anni, , a base di:
- retinolo a basso dosaggio, l’unica sostanza in grado di riprogrammare le cellule,
- Vit. C, ad una concentrazione almeno del 10%, l’unica sostanza in grado di stimolare la produzione di collagene.
E’ bene sottolineare un aspetto: tutte queste sostanze, anche quelle che non stimolano collagene fibrotico, vengono infiltrate con un ago. E tutte le volte che si “buca la pelle” si innesca un processo infiammatorio che provoca fibrosi. Tanto è vero che nella:
- biostimolazione/biorigenerazione, si cerca di infiltrate il prodotto “bucando” la pelle il meno possibile,
- bioririvitalizzazione/bioristrutturazione, si utilizza la tecnica a tappeto, in cui si effettuano numerose microiniezioni distanziate di un centimetro l’una dall’altra nella zona che si è deciso di trattare.
Per quanto riguarda il corpo le considerazioni sono completamente diverse rispetto a quello appena fatte sul viso. Sul corpo la fibrosi la si ricerca e, anzi, rappresenta l’unico modo per ottenere un effetto estetico visibile di retrazione dei tessuti necessario per ridurre la lassità e ottenere un effetto tightening. Verranno utilizzate quindi, soprattutto, quelle sostanze e quei trattamenti che stimolano la produzione di collagene fibrotico. Di fatto la distinzione tra collagene reticolare e fibrotico, per quanto riguarda il corpo, sussiste, ma non la si applica nella pratica.
Alla luce di quanto ci ha spiegato nel dettaglio la dottoressa Varì a proposito di questo argomento, ritengo che come sempre non esistano dei trattamenti o delle sostanze da escludere e rinnegare in assoluto, come non ne esistano altri di cui far un uso indiscriminato. Come sempre in tutto ci vuole equilibrio ed è proprio da un corretto mix, da stabilire secondo le caratteristiche della nostra pelle e del risultato che vogliamo ottenere, che potremo realizzare e raggiungere gli obiettivi desiderati, senza danneggiare o peggiorare la nostra cute.