
Ho effettuato il primo intervento di mastoplastica additiva a 37 anni, dopo la mia seconda gravidanza che, nonostante non avessi allattato, mi aveva “regalato ” un seno inesisistente: solo pelle. Agli “sconvolgimenti” ormonali tipici di quel periodo si era aggiunto anche un forte dimagrimento, dovuto a problemi al fegato sopraggiunti quasi a metà gravidanza, che mi avevano imposto un’alimentazione rigidissima, tanto che dopo il parto ero più magra di quando ero rimasta incinta.
Voglio essere chiara: non ho mai avuto quello che si definisce un” bel seno prosperoso”, ma un seno che è sempre stato per natura piccolo e con una forma poco armoniosa. La classica piallata, insomma ( mio marito per prendermi in giro mi diceva che avevo la taglia meno uno).
Il mio decolletè prima delle gravidanze
La gravidanza e il dimagrimento avevano fatto però precipitare la situazione. Non riuscivo più a vedermi senza reggiseno e non potevo indossare determinati tipi di abiti. Sinceramente a 38 anni in quella condizione, mi sentivo menomata. Ho cominciato quindi a pensare all’intervento chirurgico. Avevo visto amiche, a me molto vicine, che avevano effettuato la mastoplastica e avevano avuto ottimi risultati con tempi di recupero ragionevoli e senza troppe sofferenze (all’epoca badavo molto di più anche a quell’aspetto).
Chiaramente (non ci sarebbe neppure bisogno di sottolinearlo) mio marito non era d’accordo. E quello era un bello scoglio da superare. Non potevo fare un intervento di quel tipo senza la sua approvazione. Dovevo assolutamente convincerlo. In realtà non era e non è contrario al ricorso alla chirurgia plastica in se’. Il suo timore, anzi lo definirei terrore (come la maggior parte degli uomini è un gran fifone!) era il fatto che mi sottoponessi ad un intervento chirurgico, per giunta in anestesia totale, che lui considera pericolosissima, per una questione puramente estetica.
Mi venne in aiuto un caro amico chirurgo plastico. Lo conoscevo molto bene, sia dal punto di vista professionale che personale. Avevo visto parecchi suoi lavori e avevo sempre avuto la certezza che, se un giorno mi fossi operata, mi sarei rivolta a lui. E così feci. Mi ricordo ancora che andai alla visita preliminare con mia madre, anche lei contraria all’intervento. Quando arrivai nel suo studio mi guardò come se fossi un’aliena. Avevo un maglioncino aderente sotto il quale indossavo un reggiseno push-up, con il quale convivevo costantemente (era incollato) per simulare una parvenza di seno, dal quale fu ingannato. Quindi prima di visitarmi mi fece un discorso sul fatto che lui sarebbe intervenuto solo se ce ne fosse stata l’effettiva necessità. Mi fece spogliare a quel punto vidi il suo sguardo, insieme a quello di mia madre (era da tanto tempo che non mi vedeva spogliata), esterrefatto. Mi guardò e mi disse:” hai ragione questo seno non ti rende giustizia. Con Antonio (mio marito) ci parlo io.” Al ritorno, in macchina, anche mia madre mi dette ragione. Ce l’avevo fatta. E mastoplastica fu.
All’epoca abitavo…..