Effetti collaterali e risultati della mia blefaroplastica
Gli effetti collaterali della “mia” Blefaroplastica
I giorni che seguirono all’intervento come vi ho già raccontato, furono un pò difficoltosi,
Ma di tutti gli interventi effettuati quello che mi creò maggiore disagio fu proprio quello di blefaroplastica che, essendo completa, e avendo cioè riguardato sia la palpebra inferiore che quella superiore impone, come ci ha spiegato la dottoressa Lavagno nell’intervista, gia di per sè, tempi di recupero più lunghi rispetto ad una sola blefaroplastica superiore. Che, nel mio caso, diventarono lunghissimi.
Dopo l’intervento gonfiai a dismisura e mi ricoprii di lividi che, oltre ad interessare tutta la zona degli occhi, arrivavano fino al naso e scendevano fino a metà guancia. Con i punti chiaramente visibili ero talmente mostruosa che mia figlia, la quale all’epoca aveva poco più di due anni, quando mi vide, si spaventò a tal punto che iniziò a balbettare.
Nonostante fossi abbastanza preparata sugli effetti collaterali, non lo ero fino a quel punto. Mi era stato descritto un post operatorio simile da amiche, (non dal chirurgo al quale per mia leggerezza non avevo chiesto praticamente niente), che avevano effettuato il mio stesso intervento. Ma nel mio caso la reazione fu più importante rispetto a quella della maggior parte dei pazienti (la mia solita fortuna!).
Nella prima settimana:
- gli occhi erano rossi e bruciavano,
- la lacrimazione fu pressoché continua.
Mi erano stati prescritti dei colliri al cortisone che avevano ridotto l’infiammazione, ma di poco.
Chiaro che in quelle condizioni non potevo dire niente sul risultato dell’intervento. Per dare un giudizio dovevo aspettare. E intanto l’ansia cresceva sempre di più.
Dopo 7 giorni mi furono tolti punti e il chirurgo mi disse che era andato tutto a meraviglia. Le palpebre erano completamente cicatrizzate, il gonfiore e gli ematomi sarebbero via via scomparsi. “Ci vuole pazienza , mi disse. Del resto il recupero è sempre molto soggettivo”
Il decorso fu, ahimè, davvero interminabile. Dalla fine della seconda settimana l’irritazione agli occhi tese a migliorare, ma il gonfiore e gli ematomi si erano ridotti di pochissimo. Giravo costantemente, di giorno, con occhiali da sole scurissimi e, di sera, con occhiali sfumati sull’azzurro.
E durante il periodo di degenza mi maledissi per la decisone presa. Mai avrei creduto un decorso del genere. Così lungo e fastidioso se pur non doloroso. Sperai quindi almeno nel risultato.
Il risultato della “mia” blefaroplastica
Trascorso un mese la situazione si era normalizzata:
- il gonfiore si presentava solo al mattino e tendeva scemare durante la giornata,
- i lividi erano completamente spariti,
- il rossore agli occhi notevolmente ridotto,
- le cicatrici si notavano appena.
Potei, finalmente, riprendere la mia vita normale.
Non avevo avuto nessuna problematica tra quelle descritte dalla dottoressa Lavagno nell’articolo La blefaroplastica ed interventi chirurgici per il ringiovanimento dello sguardo: intervista alla dottoressa Lia Lavagno quali ectropion, scleral show o occhio tondo.
La forma dell’occhio non era cambiata, o almeno né io né chi mi stava intorno aveva notato nessuno cambiamento.
L’estate successiva alla mia blefaroplastica. Le cicatrici sono invisibili
Una volta tornata alla normalità, per parecchio tempo dopo l’intervento, il fastidio maggiore che residuò, fu relativo ad una lacrimazione continua (epifora) notturna. Dopo un pò di tempo, visto che il problema non accennava a diminuire, mi rivolsi ad un’amica oculista la quale, durante la visita, si rese subito conto che l’occhio non si chiudeva completamente e rimaneva leggermente aperto in un punto. Di fatto era stata tolta troppa pelle dalla palpebra superiore. Si trattava di un’apertura impercettibile, ma che comportava che l’occhio, per evitare di asciugarsi e diventare secco, per reazione, produceva una quantità di lacrime superiore al normale, necessaria a mantenerlo umido (sindrome dell’occhio secco). Mi prescrisse delle lacrime artificiali da applicare prima di andare a dormire e mi disse che con il tempo la situazione sarebbe tornata alla normalità. Ed aggiunse: “La pelle è elastica quindi pian piano, con l’invecchiamento, tenderà di nuovo a cedere e l’occhio tornerà a chiudersi correttamente”. E così fu.
A quel punto potevo cominciare a capire qualcosa a proposito del risultato. Nonostante dal punto di vista chirurgico l’intervento fosse andato bene, non ero soddisfatta. Non avevo avuto complicanze o problematiche particolari, ma le occhiaie, che rappresentavano il motivo per cui mi ero sottoposta all’intervento, non se ne erano andate. I miei cerchi, compagni di viaggio della mia vita, se ne stavano sempre là. Il contorno occhi era tale e uguale a prima della blefaroplastica.
Sperai che mano a mano la situazione sarebbe migliorata e il risultato sarebbe diventato più visibile, ma non fu così.
La situazione non è mai migliorata. Tanto è vero che poi, in seguito, per eliminare l’occhio infossato, quando sono usciti fillers adatti e indicati alla zona perioculare, li ho utilizzati più volte per riempire e colmare la depressione, se pur con risultati altalenanti e non sempre ottimali tanto che per ben due volte sono stata costretta a ricorrere alla ialuronidasi per sciogliere accumuli di prodotto (vedi art.I fillers ).
Si tratta infatti, come ho più volte osservato, di una zona molto delicata in cui, basta una goccia infinitesimale di ialuronico in più e/o mal distribuito, per creare gonfiori, accumuli o irregolarità. Il medico quindi oltre ad utilizzare prodotti adeguati e indicati per quella zona, dovrà anche essere molto esperto ed avere una buona manualità.
Con il tempo mi feci l’idea che il motivo per cui non avevo ottenuto nessun miglioramento dipendesse:
- dall’inestetismo presente nella palpebra superiore che era talmente minimo che la differenza dopo l’intervento era davvero impercettibile. Del resto avevo appena 39 anni e pochissima pelle da asportare
- dal fatto che per le occhiaie la blefaroplastica non fosse indicata. Nella palpebra inferiore la pelle era più distesa e liftata, ma il cerchio e la depressione c’erano ancora.
La cosa strana era che tutti i medici ai quali avevo chiesto un parere erano stati tutti concordi e avevano indicato l’intervento chirurgico come l’unico modo per migliorare il mio inestetismo. Che si fossero sbagliati tutti? O che l’intervento non fosse stato seguito nel modo corretto? Sinceramente non so dare una risposta.
Fatto sta che non ero migliorata e, per mia fortuna, neppure peggiorata.
Però capirete che, nonostante l’assenza di complicanze, sottoporsi ad un intervento chirurgico che aveva comportato un recupero così lungo con esclusione dalla vita sociale e disagi di vario genere e poi non vedere nessun cambiamento, sia abbastanza deludente.
Devo ammettere che negli anni che seguirono i miei occhi, soprattutto per quanto riguarda la palpebra superiore, non hanno subito un invecchiamento molto visibile. Non so se dipenda dal fatto che in seguito ho sempre effettuato il botox in quella zona o se la blefaroplastica abbia avuto un “effetto preventivo” e che quindi abbia rallentato il processo di invecchiamento. Di questo non ho la prova contraria. Potrebbe anche darsi che la situazione sarebbe stata la medesima anche se non avessi effettuato l’intervento.



Come si presentano le cicatrici e gli occhi attualmente. Notare che la parte superiore della palpebra non presenta cenni di ptosi. Da sottolineare che mi sottopongo con regolarità a trattamenti con tossina botulinica