Che cosa è la Terapia Fotodinamica e come avviene il trattamento
Dottoressa Piersini, che cosa è la Terapia Fotodinamica?
La Terapia Fotodinamica (in inglese Photo Dynamic Therapy o PDT) è un trattamento dermatologico che serve per trattare:
- patologie della pelle,
- fotoringiovanimento.
Quali sono le patologie della pelle che possono essere trattate con la terapia fotodinamica?
Le patologie della pelle su cui la Terapia Fotodinamica è sicuramente più efficace sono:
- le cheratosi attiniche, lesioni precancerose della pelle la cui principale causa e’ senza dubbio l’esposizione continua e senza l’adeguata protezione (la maggior parte dei pazienti si protegge ma non applica il solare con la dovuta costanza, ogni due ore, o non applica il corretto SPF per il proprio fototipo) ai raggi ultravioletti (sole e lampade artificiali). Tali lesioni devono essere assolutamente trattate per evitare che possano evolvere in basalioma, il tumore cutaneo maligno che si verifica con maggiore frequenza ed il più comune nella razza caucasica. Stime recenti mostrano che la sua incidenza è in continuo aumento. E’ bene precisare che non è detto che tutte le cheratosi evolvano in basalioma, potrebbero anche rimanere innocue, ma poiché è impossibile prevederlo, per precauzione è fortemente consigliato trattarle,
- i basaliomi,
- l’acne in fase attiva, sia papulo pustolosa che cistica.
Un esempio di cheratosi attinica
Un esempio di basalioma
Come riesce ad agire la terapia fotodinamica sul fotoinvecchiamento cutaneo?
La Terapia Fotodinamica viene impiegata con successo nel trattamento del fotoinvecchiamento cutaneo. Si tratta di una metodica che ha vari effetti:
- consente di stimolare la pelle e riattivarne il turnover, rendendola più luminosa,
- stimola i fibroblasti a produrre più collagene ed elastina,
- migliora l’aspetto dei pori dilatati,
- permette un’ottima ossigenazione dei tessuti,
- consente di rinnovare lo strato superficiale dell’epidermide attraverso una leggera azione cheratolitica sulle cellule superficiali dello strato corneo, se pur più blanda rispetto al trattamento di una cheratosi attinica,
- ha una forte azione antinfiammatoria. Non dimentichiamo che l’infiammazione rappresenta una delle principali cause della degradazione del collagene.
E’ efficace anche per ridurre o cancellare le macchie della pelle?
Per questo inestetismo esistono trattamenti più mirati e quindi più efficaci.
Qual è il principio su cui si basa la terapia fotodinamica?
Si basa sulla reazione che alcune sostanze, dette fotosensibilizzanti, hanno a contatto con una fonte luminosa. Infatti la Terapia Fotodinamica prevede l’applicazione di una crema o di uno spray a base di acido aminolevulinico (5-ALA), una sostanza fotosensibilizzante, attivata da una successiva esposizione ad una particolare luce.
Che cosa significa sostanza fotosensibilizzante?
Si dicono fotosensibilizzanti quelle sostanze che, applicate sulla cute o assunte per via sistemica, sono in grado di aumentare la sensibilità della pelle alla luce.
Infatti, nella Terapia Fotodinamica, la crema, applicata sulla pelle integra, non lesa ( la presenza di sangue ad esempio potrebbe inattivare la crema), sottoposta ad irradiazione luminosa, innesca una reazione ossidativa che consente la distruzione selettiva (non intacca le cellule sane ma aggredisce esclusivamente quelle malate) delle cellule in trasformazione, favorendo la sostituzione con cellule nuove.
Si tratta di composti attivabili soltanto da un’irradiazione luminosa particolare, da questo deriva il loro nome. Se queste sostanze fossero applicate sulla pelle senza essere irradiate dalla luce, la Terapia Fotodinamica non avrebbe nessuna efficacia.
Come agisce la terapia fotodinamica sull’acne?
La Terapia Fotodinamica utilizzata in caso di acne, agisce andando a rallentare fino al 90% la proliferazione del Propionibacterium Acnes, il batterio maggiormente responsabile dell’acne in fase attiva.
La terapia fotodinamica ha infatti un’azione:
- antibatterica,
- antinfiammatoria.
Queste due azioni, combinate, determinano una riduzione delle lesioni molto importante. Diciamo che è un trattamento che “non fa guarire dall’acne”, ma riesce a tenere sotto controllo in modo molto efficace le lesioni cutanee legate all’acne.
Come avviene il trattamento?
Dopo un’anamnesi iniziale, nel caso in cui il paziente abbia l’effettiva necessità di essere sottoposto a Terapia Fotodinamica, prevedo, a seconda del problema, il numero di sedute necessarie.
Una volta detersa la cute, viene applicata una crema od uno spray a base di acido aminolevulinico (5-ALA) la cui concentrazione può andare da un minimo del 5% ad una massimo del 20%, stabilito sulla base della patologia od inestetismo del paziente e delle caratteristiche della pelle. Di solito le concentrazioni più utilizzate sono 5-10-20%.
Generalmente, nel caso in cui siano presenti cheratosi attiniche o basaliomi, non si tratta solo ed esclusivamente la cheratosi ma tutto il campo di cancerizzazione, cioè tutta l‘area adiacente alla cheratosi stessa, in cui potrebbero esservi delle cellule in via di trasformazione. Sulle cheratosi viene applicata la crema, che contiene una maggiore concentrazione di acido aminolevulinico, mentre nelle zone adiacenti uno spray a più bassa concentrazione.
Le zone su cui viene applicata la crema vengono poi sottoposte a bendaggio occlusivo con pellicola, in modo tale da consentire all’acido di penetrare e raggiungere le cellule danneggiate. In questa fase il paziente deve rimanere al buio per evitare che la crema si attivi, e cominci ad agire prima del previsto, per un tempo variabile che può andare dall’ora e mezza alle tre ore, ma che nella maggior parte dei casi è intorno alla due ore. Trascorso questo tempo il paziente viene sottoposto alla luce che va ad attivare la crema.
Il bendaggio occlusivo dopo l’applicazione della crema
Nel caso in cui le cheratosi attiniche siano particolarmente spesse vengono pretrattate in una o più sedute precedenti alla terapia fotodinamica, con dei peeling o curretage (la cheratosi viene “grattata” con la curetta un cucchiaio chirurgico dotato di un bordo tagliente da un lato e smusso dall’altro) per rimuovere lo strato eccessivo di cheratinociti (cellule morte) che ostacolerebbero la penetrazione della crema.
Una precisazione: questo tipo di operazione deve essere effettuata precedentemente alla terapia fotodinamica, in quanto come ho già accennato, la eventuale presenza di sangue, che potrebbe derivare dal curretage, potrebbe inattivare la crema.
Per quanto tempo il paziente deve essere esposto alla luce?
Il tempo di esposizione alla luce è di 10-15 minuti.
Che tipo di luce viene utilizzata?
Per attivare l’acido aminolevulinico si possono utilizzare luci rosse o blu/violette o a led ad una determinata lunghezza d’onda.
Personalmente utilizzo un macchinario, Clear 100 Xl che ha due tipi di lunghezza d’onda:
- una blu/violetta (405-420 nanometri)
- una rossa (850-900 nanometri).
Si tratta di una tipologia di luce che può essere utilizzata anche senza la crema per:
- un’azione anti-infiammatoria, ad esempio dopo l’esecuzione di un peeling chimico,
- ridurre la componente infiammatoria dell’acne.
Per la Terapia Fotodinamica, utilizzo la luce blu/violetta.
Il macchinario Clear 100 xl
Il Clear 100 xl aperto, pronto per essere utilizzato per la terapia fotodinamica
La Terapia Fotodinamica è un trattamento doloroso?
Durante l’applicazione della crema il paziente non percepisce nessuna sensazione. Durante l’applicazione della luce, invece, avverte un intenso bruciore/calore /pizzicore che, in alcuni rari casi, può trasformarsi in un vero e proprio dolore.
Il trattamento è comunque nella maggior parte dei casi ben tollerato. Per ridurre la sensazione di bruciore il paziente viene dotato di un piccolo ventilatore a mano, già comunque presente nella lampada che emette la luce.
Nel caso in cui il paziente non fosse in grado tollerare e gestire la sensazione di bruciore, è possibile interrompere il trattamento e riprenderlo dopo qualche minuto.
La PDT può essere paragonata ad un peeling?
Ha caratteristiche diverse da un peeling. Come i peeling:
- stimola la produzione di collagene ed elastina,
- ha una azione cheratolitica.
Ma il peeling, a seconda della sua composizione, può essere maggiormente indicato per una determinata problematica. A volte le due metodiche, a seconda dei casi e delle finalità per cui la PDT, viene effettuata possono essere combinate, alternandole.