Focus su ialuronidasi, l’enzima che degrada l’acido ialuronico: interviene il dottor Marco Papagni

Indice

Le mie personali considerazioni, domande fuori campo al dott. Papagni

Le mie personali considerazioni

Questa disamina  avvalora ancora di più quello che già avevo capito anni fa per esperienza personale: il medico che utilizza filler di acido ialuronico deve saper maneggiare non solo quelli, ma anche la ialuronidasi nei modi e nelle dosi necessarie per ottenere  una rimozione  dello ialuronico efficace e allo  stesso tempo che non procuri danno.

Alla luce di quanto osservato è chiaro che è di fondamentale importanza  conoscere  SEMPRE quale acido ialuronico è stato utilizzato. 

Quindi, anche se avete estrema fiducia nel medico, fatevi sempre rilasciare il talloncino applicato sulla scatola del prodotto iniettato. Dovrebbe essere il medico a farlo senza che voi siate costrette a chiederlo, ma poichè a volte possono dimenticarlo, voi esigetelo SEMPRE. Ricordate che è un vostro diritto. Solo in questo modo,  nel caso di reazioni avverse, potrete  essere certe di cosa vi hanno iniettato e comunicarlo di conseguenza al medico il quale solo in questo modo   sarà in grado di gestire il problema al meglio.  Se non avrete in mano niente difficilmente troverete un medico disposto a trattare la vostra problematica.

Non dimenticatelo MAI.

Due domande “fuori campo”  rivolte al dott. Papagni

Alla fine della relazione ho rivolto due domande al dott. Papagni  che spesso, da paziente  mi sono fatta  riguardo a quest’enzima, ma rispetto alle quali avevo sempre ottenuto  risposte contrastanti. Voglio condividere con voi  la risposta che mi è stata fornita perchè penso che possano essere domande che anche qualcuna di voi si è posta.

Dott. Papagni la ialuronidasi degrada solo l’acido ialuronico di sintesi o anche quello nativo? 

La jaluronidasi è un enzima presente nativamente nel tessuto cutaneo e non solo. A livello della cute, insieme all’attività fibroblastica, gestisce il turnover dell’acido jaluronico.

Come appena sottolineato la Jaluronidasi di sintesi agisce sull’acido jaluronico sintetico crosslinkato frammentandone le catene crosslinkate, questo determina fluidificazione del gel , dissoluzione dell’impianto stesso rendendo inoltre maggiormente aggredibile da parte delle jaluronidasi stesse.

Attualmente non ci siano dati che dimostrino l’effetto della ialuronidasi sull’acido jaluronico nativo cutaneo.  In ogni caso l’effetto finale che si ha, conseguentemente al suo uso, è presumibilmente  quello di stimolare la produzione di nuovo acido jaluronico da parte dei fibroblasti senza quindi effetti “negativi” sul metabolismo della cute dal momento che i fibroblasti continuano la loro produzione. Uno studio pubblicato dal dottor Cavallini  dimostra che la jaluronidasi non è citotossica nei confronti di fibroblasti allevati in coltura (The role of hyaluronidase in the treatment of complications from hyaluronic acid dermal fillers.Cavallini M, Gazzola R, Metalla M, Vaienti L., Aesthet Surg J. 2013 Nov)

Quando si utilizzano dosi massicce di ialuronidasi, per risolvere complicanze urgenti,  i tessuti possono subire danni difficilmente recuperabili ?  E’ chiaro che in tal caso non si possa che scegliere il male minore…..

E’ d’obbligo fare delle considerazioni.

Non mi risultano pubblicazioni su modelli sperimentali e non, che dimostrino questo tipo di effetto. Mi risulta qualche testimonianza da parte di medici e pazienti che hanno riferito la comparsa di depressioni e avvallamenti dopo un trattamento con  enzima. Questi casi andrebbero analizzati singolarmente analizzando tipo di prodotto, concentrazione e il quadro generale. Sempre di più in letteratura si evidenzia un ruolo cruciale della concentrazione del prodotto.

Infatti, mentre l’indicazione in caso di compromissione vascolare è di iniettare “a fiume” fino al ripristino del circolo l’atteggiamento consigliabile in caso di noduli o complicanze non pericolose è esattamente opposto. Questo perchè l’ottimale sarebbe dissolvere solo la componente problematica dell’impianto e non tutto l’impianto, creando quindi un deficit.

Questo necessita di:

  • un alto grado di conoscenza del prodotto che si sta utilizzando e della tecnica operativa
  • una certa dose di “fortuna” dal momento che spesso non si conosce esattamente la tipologia di acido utilizzato e le numerose altre variabili.

In ogni caso le eventuali depressioni possono essere corrette a posteriori, attendendo un tempo adeguato, con una nuova seduta di acido jaluronico.

Quello che secondo un razionale scientifico può succedere (ma anche questo non mi risulta essere mai stato dimostrato nè indagato e che è puramente una mia opinione) è che, se la complicanza ha determinato una reazione infiammatoria alla quale si può sommare quella che talvolta si verifica a seguito di jaluronidasi, questo può essere uno stimolo alla produzione da parte dei fibroblasti di collagene di tipo fibrotico con alterazioni quindi strutturale della matrice dermica come si verifica normalmente anche in altre occasioni diverse. Elemento questo che  potrebbe spiegare alcune difficoltà riportate nella nuova correzione.

Il consiglio quindi è di:

  • in caso di compromissione vascolare non indugiare con l’utilizzo  (a patto di avere a disposizione il prodotto giusto e la giusta tecnica),
  • in caso di complicanze non urgenti e non pericolose e di basso impatto estetico, di valutarne attentamente la fattibilità, con professionisti esperti nell’utilizzo.

Anche in questo ultimo caso, meglio far riferimento a professionisti esperti o a strutture dedicate; come per tutte le cose l’esperienza fa la differenza e riduce il rischio di avere “la complicanza della complicanza”…

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