Come avviene il trattamento con filler, rischi connessi alla procedura, filler utilizzato
Come avviene il trattamento con filler per migliorare il Gummy smile?
Proprio per i fattori di debolezza legati al trattamento con tossina botulinica, si è pensato di utilizzare i filler per trattare in modo più efficace questo inestetismo.
L’esperienza, con questo tipo di tecnica iniettiva che vede come protagonisti i filler, è riportata in uno studio condotto da un team formato, oltre che da me, dal dott. Alberto Diaspro, dal dott. Maurizio Cavallini e dal dott. Giuseppe Sito e pubblicato su Aesthetic Surgery Journal a Novembre 2018 Gummy Smile Treatment: Proposal for a Novel Corrective Technique and a Review of the Literature.
Per eseguire il trattamento, si interviene iniettando il filler, in profondità, con un ago lungo e sottile (30G 13 mm) al lato delle ali del naso.
La compressione del filler, indebolendo le fibre muscolari, ne diminuisce la risposta contrattile.
Quale tipo di filler viene utilizzato per eseguire tale procedura?
Per trattare il Gummy smile nel lavoro pubblicato sopra citato, abbiamo utilizzato un gel di acido ialuronico crosslinkato che permette una:
- correzione sicura e naturale,
- diffusione controllata.
Si tratta di una zona rischiosa da trattare?
Si tratta di una zona rischiosa perchè molto vascolarizzata. E’ chiaro che si tratta di procedure MEDICHE molto delicate che devono essere eseguite SOLO da personale competente che conosce alla perfezione l’anatomia del volto.
La rete vascolare presente nella zona nasale
Sappiamo infatti che le regioni anatomiche del volto considerate “difficili” sono principalmente:
- glabella e sopracciglio,
- aree temporale,
- infraorbitale e periorale,
- commissure labiali,
- solchi nasogenieni,
- naso.
Le difficoltà di intervento in queste zone sono dovute a:
- una specifica complessità anatomica,
- fitta presenza di strutture vascolari e nervose.
Interessante a tale proposito un articolo Facial Danger Zones: Techniques to Maximize Safety during Soft-Tissue Filler Injections.di Scheuer JF 3rd et al., pubblicato a Maggio 2017 su Plastic and Reconstructive Surgery in cui gli autori prendono in esame le zone difficili da trattare (Vedi foto sotto pubblicata) e le tecniche di iniezione da adottare in zone pericolose del volto, con particolare riferimento alla sua anatomia, nel tentativo di ridurre al minimo il rischio e massimizzare i risultati.
A: Rappresentazione delle arterie facciali che illustrano le aree primarie di rischio B: la loro struttura anatomica associata (The courtesy of J Clin Aesthet Dermatol. 2019 Jun; 12(6): E65–E72.
Published online 2019 Jun. 1)
Tra le complicanze più gravi, ricordiamo l’ “embolia cutis medicamentosa” che consegue all’iniezione intra-arteriosa del filler che può provocare occlusione del vaso e necrosi della zona servita da quel vaso.
Va anche ricordato che la circolazione arteriosa del volto presenta numerose anastomosi (comunicazioni tra vasi sanguigni) e quindi l’iniezione di prodotto in un’arteria può provocare necrosi anche in altri distretti lontani dalla sede di iniezione (come nei casi descritti di cecità dovuti ad occlusione dell’arteria retinica in seguito ad iniezioni nella regione glabellare oltre che nel naso e nel solco nasogenieno).
Proprio per il livello di rischio che tale procedura potrebbe comportare, se eseguita da mani inesperte, e visti i validi risultati ottenuti, abbiamo cercato di considerare una tecnica iniettiva più semplice, che potesse comportare minori rischi.